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Chianti Classico DOCG Badia a Coltibuono

Chianti Classico DOCG Badia a Coltibuono

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Rispetto della biodiversità, della salute dei lavoratori e dell’ambiente sono i capisaldi dai quali nasce il Badia a Coltibuono Chianti Classico. Nel cuore della parte senese del Chianti Classico, dai nostri vigneti di Monti (Gaiole) e Vitignano (Castelnuovo Berardenga) vengono raccolte uve di Sangiovese della nostra selezione massale con piccole quantità di uve complementari.

  • Vinificazione: avviene con lieviti spontanei nella moderna cantina di Monti utilizzando tecniche delicate per massimizzare l’espressione della complessità e dell’equilibrio di queste uve. Un vino dalla forte ma gentile struttura che è l’espressione del Sangiovese e della sua piacevolezza. Per la sua lunga storia e coerenza è considerato uno dei punti di riferimento della denominazione.
  • Note organolettiche: Colore rosso rubino deciso, con profumi di giaggiolo, violette, marasca, tabacco e pepe nero. Il gusto è asciutto, con acidità e tannini ben equilibrati. In bocca è fresco e sapido, abbastanza caldo e persistente. Al gusto presenta sentori minerali, frutta rossa, cuoio e aromi di torrefazione.

Scheda tecnica

PEZZATURA: Bottiglie da 0,75 L.

PROVENIENZA: Toscana.

VITIGNI: Sangiovese ed uvaggi tradizionali.

GRADAZIONE: 13,5% vol.

TEMPERATURA DI SERVIZIO: Temperatura compresa tra 12/18°C.

MODALITA' DI CONSERVAZIONE: In luogo fresco e lontano dalla luce del sole.

PRODUTTORE: Tenuta di Coltibuono s.ag.r.l. Unip. - Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole in Chianti (SI).

NOTE SPECIFICHE: Contiene solfiti.

Tenuta di Coltibuono

Caso più unico che raro Badia a Coltibuono conserva ancora oggi la sua struttura originaria: nel 1051 il monaco Giovanni Gualberto ricevette in dono da potenti signori feudali locali la chiesa di San Lorenzo a Coltibuono con l’ordine di costruire una annessa residenza per il clero e un ospizio per i pellegrini. Vi prese sede una comunità di monaci benedettini che godette subito di alta considerazione grazie allo spirito riformatore e polemico nei confronti della dilagante corruzione del clero e che assunse in breve un preminente ruolo religioso, politico, sociale ed economico. Già dai primi decenni ne conseguirono numerose, spontanee donazioni di grandi proprietà, ad opera dell’aristocrazia e di modesti appezzamenti di poveri contadini, che cercavano riparo e protezione in una turbolenta epoca storica. Badia a Coltibuono raggiunse così un ragguardevole assetto proprietario che, caso particolare, non fu più disperso o frazionato nei secoli a seguire. I monaci vallombrosani, attenti studiosi e sensibili alla valorizzazione delle risorse offerte dalla natura, dettero nuovo impulso alla coltivazione delle terre in particolare alla vite e all’olivo, già praticate in questa zona dagli etruschi e dai romani fin dal 300 a.C. Si deve a loro anche l’introduzione della coltivazione dell’abete bianco e del castagno; specie arboree ancora presenti nei boschi che circondano l’abbazia. Accanto all’attività agricola si dedicarono agli studi, all’ospitalità e anche alla cura dei malati. Il nome che scelsero fu dal latino dell’epoca: Badia a Cultusboni, ovvero culto buono, buona cultura, buona agricoltura e buon raccolto. Nei suoi archivi appare, per la prima volta nella storia, il nome Chianti in un documento della fine del XII secolo. Oggi Badia a Coltibuono, con l’insieme delle sue terre e attività, è un luogo che trasmette il valore e il prestigio di quanto si è formato, trasformato e conservato ad opera di uomini e donne, per lo più ignoti, in una serie di generazioni attraverso i secoli.