
- Trafilata al bronzo, per una pasta dal sapore intenso e dalla tenuta in cottura perfetta
- Composta da 7 diversi formati di pasta, per una varietà di consistenze e sapori
- Ideale per zuppe, minestroni e piatti a base di legumi
- Tempo di cottura: 9 minuti
La pasta mista: La pasta mista è un formato di pasta tradizionale napoletano, composto da un mix di diversi formati di pasta. La sua origine è nella tradizione di recupero, quando cioè le donne di casa riuscivano a comporre un pasto usando gli avanzi di varie tipologie di pasta rimasti per qualche motivo non usati.
Il Mischiato Potente: Il Mischiato Potente è una versione della pasta mista caratterizzata da una grande corposità e da una rigatura in alcuni formati. Rispetto alle altre versioni, risulta più adatto a zuppe e minestre più sostanziose.
I formati di pasta: Il Duetto di Gragnano Mischiato Potente è composto da 7 diversi formati di pasta: Mezzi paccheri, Eliche, Penne rigate, Mezzi rigatoni, Fusilli corti col buco, Gnocchi sardi, Millerighe
La lavorazione: La pasta è prodotta con grano 100% italiano, trafilata al bronzo e essiccata a bassa temperatura in celle statiche. Il risultato è una pasta dal sapore intenso e dalla tenuta in cottura perfetta.
Consigli di utilizzo: Il Duetto di Gragnano Mischiato Potente è ideale per zuppe, minestroni e piatti a base di legumi. Per un risultato ottimale, cuocere la pasta in abbondante acqua salata per 9 minuti.
PEZZATURA: 250 grammi
Altre info
PEZZATURA: 250 grammi
NOTE SPECIFICHE: Pasta di semola di grano duro.
PROVENIENZA: Campania.
INGREDIENTI: Semola di grano duro, acqua.
ADDITIVI E CONSERVANTI: Nessuno.
MODALITA' DI CONSERVAZIONE: Luogo fresco e asciutto.
PRODUTTORE: Pastificio dei Campi SPA - Gragnano NA.
Valori nutrizionali per 100gr: Energia 1502 KJ / 354 Kcal Grassi 1.3 g di cui saturi 0.3g, Carboidrati 70 Di cui zuccheri 3.3 g Proteine 14 mg, fibre 3.3g, sale <0.01g.
Tradizione di Gragnano
Nel 2004 Giuseppe Di Martino, pastaio da tre generazioni a Gragnano, si rese conto che la rintracciabilità della materia prima utilizzata per produrre la pasta italiana era approssimativa, interrompendosi ad un determinato punto della filiera e non permettendo né al consumatore finale né spesso allo stesso pastaio, di capire da dove provenisse il suo ingrediente principale: la semola di grano duro. Allora comprese che la rintracciabilità della materia prima fosse un valore imprescindibile di un prodotto alimentare ed iniziò il suo progetto che poi lo porterà alla fondazione del Pastificio dei Campi. Per prima cosa scelse una zona di produzione storicamente vocata alla coltivazione del grano duro: la Puglia, in particolare le zone del Tavoliere e del sub appennino Dauno. Lì provò a coinvolgere i contadini locali, chiedendo loro di produrre un grano. Le intenzioni c’erano tutte, ma lo scetticismo dei contadini si fece sentire immediatamente: era assai difficile garantire un raccolto con quei livelli qualitativi, senza l’utilizzo della chimica, soprattutto se si voleva mantenere una resa elevata. La soluzione era semplice: rinunciare all’alta resa, prevedere una rotazione per evitare l’impoverimento del terreno dovuto alla monocoltura e pagare i contadini ogni anno, anche quando non fosse previsto il raccolto di grano. Fu così che, ritornando all’ antica tecnica della rotazione triennale, si fece contemporaneamente un enorme salto verso il rivoluzionario concetto della tracciabilità al 100% su tutta la filiera.